Rifugio: dalla struttura a considerazioni generali sulla gestione del randagismo

EporediAnimali nasce nel 2004 con alcune strutture rilevate dalla Lida e occupa l’area in cui si trova tutt’oggi grazie a un permesso dei vigili. Negli anni diventa Onlus (oggi ODV-organizzazione di volontariato) e può ricevere il 5×1000, introito che permette di curare e sterilizzate un maggior numero di gatti randagi. Negli anni riceve anche un contributo economico dalla città di Ivrea, che però si interrompe negli ultimi 4 anni circa. Le colonie feline eporediesi non sono più sterilizzate, le strutture del rifugio ricevono manutenzioni minime.

Oggi, dopo un giorno di pioggia, ecco la situazione: 

Piove all’interno delle strutture in cui teniamo i cuccioli.

La scorsa settimana un tetto si presentava così:

 

La struttura è in pendenza e l’acqua si accumula da una parte. Avevamo già messo una rete rigida, poi un telo nuovo, grande un po’ più del tetto, e poi un altro sopra, molto grande, che coprisse anche il lavandino sottostante.

Il telo sopra però è vetusto e si sbriciola a toccarlo, quello sotto è integro, ma in qualche modo fa passare l’acqua.

 

 

 

 

Decidiamo di togliere il telo superiore e sollevare quello inferiore con rami e vecchi sci di recupero….

 

 

 

Purtroppo nulla serve, l’acqua continua a entrare, come avete visto nel filmato, e addirittura piove anche nella struttura accanto, quella col tetto nuovo rosso-mattone. 

In queste due degenze teniamo dei cuccioli, alcuni liberi, alcuni in gabbioni: ieri notte, dopo una pioggia di mezz’ora, l’acqua entrava ovunque, una volontaria per fortuna è andata in gattile a controllare e ha spostato i gabbioni che si trovavano sotto i punti di gocciolamento.

 

Che fare ora ?

 

UNO SGUARDO ALLA LEGGE:

Le leggi di riferimento per il randagismo sono la LN 281/91 e la LR 34/97 (le trovate alla pagina Istituzioni). Le colonie feline dovrebbero essere segnalate ai Comuni, i quali chiamano l’ASL per le sterilizzazioni e pagano le spese. I gatti non reimmissibili sul territorio devono venire accolti in una struttura. Non c’è alcun obbligo per le associazioni, difatti la legge deve funzionare anche in assenza di volontari…. Qualora vi sia un’associazione sul territorio, il Comune può (non deve, può) chiedere la sua collaborazione nella gestione del randagismo.

Pare ovvio che le strutture debbano essere comunali, infatti la legge indica fondi appositi per costruirle. La legge 281/91 è in vigore da 28 anni, i comuni canavesani si sono organizzati per la gestione canina, ma non per quella felina….. Una volta i gatti erano tenuti in una sezione del canile di Caluso, ma siccome gli spazi sono pochi e anche i volontari del canile oberati di lavoro, la gestione felina è passata a EporediAnimali, a totale carico dei volontari, senza interventi di Comuni e ASL.

Ora si chiede alle istituzioni di prendere una posizione e risolvere la questione del randagismo felino e della detenzione degli animali che non possono essere liberati sul territorio (gatti malati, cuccioli, ecc…).

Per la precisione si chiede:

AI COMUNI:

– di provvedere alle spese di sterilizzazione dei randagi segnalati nell’area di propria pertinenza
– di associarsi e farsi carico delle strutture, ripristinando quelle esistenti o costruendone di nuove, in collaborazione con i volontari che possono fornire indicazioni pragmatiche evitando inutili  sprechi
– di concordare con l’ASL e le forze dell’ordine le modalità di segnalazione di gatti vaganti/malati/abbandonati ecc, funzionante 7gg/7, h 24 (L.R.34 “Il Comune, ricevuta segnalazione della presenza di cani vaganti senza dimora o che si trovino fuori dei limiti del domicilio del detentore senza controllo o sorveglianza diretta, provvede alla loro cattura con metodi appropriati e nel rispetto dei principi stabiliti dall’articolo 1”)
– di adottare iniziative di informazione da svolgere anche in ambito scolastico al fine di conseguire un corretto rapporto di rispetto della vita animale e la difesa del suo habitat;
– di promuovere la conoscenza e la diffusione dei metodi per il controllo della riproduzione degli animali da affezione
– di provvedere alla stesura ed attuazione di programmi per l’istituzione o il risanamento dei [gattili] pubblici, in modo da garantire il servizio di cattura e custodia temporanea su tutto il territorio regionale, secondo le effettive necessità., […] realizzati ed attrezzati in modo da assicurare il rispetto delle norme igieniche previste per i concentramenti di animali, nonché per consentire l’espletamento di tutti gli adempimenti sanitari
– di promuovere e sostenere le iniziative per l’affidamento a nuovo proprietario dei [gatti] randagi
– di promuovere iniziative scolastiche di aggiornamento, programmate dai Collegi dei docenti, in cui venga dato ampio spazio alle tematiche sopra accennate, riconosciuto il ruolo fondamentale della scuola nella formazione della sensibilità e della consapevolezza dei giovani ai problemi connessi al rapporto fra l’uomo, gli animali e l’ambiente
– di chiedere alla Regione di attuare corsi di specifico aggiornamento sul benessere animale rivolti ai medici veterinari, al personale di vigilanza delle UU.SS.SS.LL. ed alle guardie zoofile.

ALL’ ASL TO 4:

– di effettuare il controllo della popolazione felina mediante la limitazione delle nascite nei Comuni in cui non vi sono convenzioni con le Associazioni di volontariato
– di promuovere la conoscenza e la diffusione dei metodi per il controllo della riproduzione degli animali da affezione
– di chiedere alla Regione di attuare corsi di specifico aggiornamento sul benessere animale rivolti ai medici veterinari, al personale di vigilanza delle UU.SS.SS.LL. ed alle guardie zoofile.
– di effettuare gli opportuni accertamenti quando il Comune segnala una colonia felina
– di concordare con i Comuni e le forze dell’ordine le modalità di segnalazione di gatti vaganti/malati/abbandonati ecc, funzionante 7gg/7, h 24

ALLE FORZE DELL’ORDINE:
(si intendono qui raggruppate le seguenti figure: Corpo di Polizia, Arma dei Carabinieri, Polizia Municipale, Guardia di Finanza, Corpo Forestale, Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco.)

– di affiancare i volontari in casi di maltrattamento, incuria, anche per mancata sterilizzazione, mancanza di collaborazione di eventuali adottanti, durante sopralluoghi in luoghi poco sicuri.
– di agire sapendo che:

  • Chiunque detiene un animale da affezione o accetta, a qualunque titolo, di occuparsene è responsabile della sua salute e del suo benessere e provvede a garantirgli ambiente, cure e attenzioni adeguate alla specie ed ai relativi bisogni fisiologici ed etologici
  •  fornisce quantità adeguate di acqua ed alimentazione corretta;
  • procura adeguate possibilità di movimento. Nel caso si rendessero necessarie, per esigenze di igiene, sanità o sicurezza, limitazioni della libertà, queste misure si attuano in modo che l’animale non abbia a subire sofferenze;
  • garantisce le cure sanitarie necessarie;
  • ne assicura la custodia e prende tutte le misure adeguate per evitarne la fuga.
  • E’ vietato detenere animali da affezione in numero o condizioni tali da causare problemi di natura igienica o sanitaria, ovvero da recare pregiudizio al benessere degli animali stessi. Chiunque detiene un animale d’affezione o accetta di occuparsene è responsabile della sua riproduzione, nonchè della custodia, della salute e del benessere della prole.

– di sanzionare come previsto dalla legge le eventuali inottemperanze ai punti di cui sopra