Volontari perché

Il volontariato animalista non è una strada adatta a tutti, bisogna ammetterlo e farlo con franchezza. Il volontario è, o dovrebbe essere, una persona pronta a soccorrere le creature viventi bisognose di aiuto, prendendo il rischio di vedersele morire tra le braccia; ad amare con tutto il cuore gli animali che riesce a mettere in salvo, per poi allentare in parte quel legame quando un adottante nobile d’animo arriva a portarli a casa con sé. Spesso dopo aver aspettato con pazienza di incontrare quello giusto.

La parola ad alcuni volontari (Cristina, Mauro, Simona, Stefania, Laura, Marius, Alessia):
-Il volontario secondo me: motivato, ha tempo da dedicare o può dare disponibilità x almeno un turno, è propositivo ma anche attivo, fa lavoro di squadra ma è capace di vedere/fare cose di sua iniziativa se necessario, sempre coordinandosi con gli altri.
-A dare senso e motivazione a quello che faccio è la consapevolezza di fare la differenza nella vita di anche solo una delle creature che hanno bisogno di me. Di noi. Il cerchio si chiude con il capire qual’è la famiglia più adatta per loro, il momento dell’innamoramento tra un adottante e un micio è quando di più bello si possa vedere, quello in cui ti ringraziano per averli fatti incontrare quello più gratificante.
-Il volontario secondo me fa una cosa che gli piace e questo non gli fa sentire a volte la fatica, ma anzi si sente utile e appagato.
-Secondo me servirebbe qualcuno anche per poter fare i lavori manuali perché per dare da mangiare ai gatti e prendersene cura c’è già qualcuno, ma per lavori manuali o cose simili ben pochi e siamo un po’ in difficoltà…
-Fare la volontaria da stallante a volte significa rinunciare alla famiglia per dedicarsi ai piccoli pelosetti ma la soddisfazione e l’amore che loro ti restituiscono….ne vale la pena !
-Il volontario agisce x passione, svolge con cura e responsabilità una mansione serena e piacevole… X quanto riguarda il nostro gattile, do’ ragione a Mario nel dire che ci sarebbe bisogno di più volontari “tuttofare”. Dal canto mio sto seriamente pensando di restare anche alla fine della messa alla prova.
-Oltre ad amare i gatti, servono persone di mentalità aperta e con un carattere poco conflittuale, che sappiano che vanno incontro ad un ambiente in cui ci sono persone molto diverse tra loro e con idee differenti, devono saper stare in gruppo insomma. Magari non si pulisce come piace ad alcuni, o noi ci lamentiamo del lavoro di altri, ma tutti siamo lì per fare del bene ai gatti e lo sappiamo, quindi ci facciamo scivolare le eventuali critiche addosso, che son sempre piccole cose. Poi servono persone intraprendenti, che portino avanti delle iniziative, ma coordinandosi sempre con gli altri, e accettando un no da persone con più esperienza. Ancora: il volontario deve avere una visione d’insieme delle relazioni tra i gatti, per disporli nelle varie zone a seconda non solo del quadro sanitario, ma delle relazioni di amicizia-inimicizia felina. Deve seguire le regole, che son state proposte dai volontari stessi per lavorare meglio tutti assieme e facilitare il reciproco passaggio di consegne.
-Per me volontario è qualcuno che sente il bisogno di aiutare o comunque fare qualcosa per una qualsiasi causa e si ritrova ad essere lui stesso aiutato. Fra le caratteristiche che dovrebbe possedere: molto motivato, aperto a tutte le idee, con voglia di mettersi in gioco.

 

Questa è una lettera scritta da una volontaria di una colonia felina:
(È un po lunga..ma è bellissima..)

Sai anche io sono stato bambino.
Sai, anche io ho avuto una mamma e Dio solo sa come era bella.
Me la immagino nera con una lunga coda grigia, lunghi baffetti sul musetto e due occhi verdi come il mare.. Come i miei!

Sai anche io sono inciampato sulle mie zampine rincorrendo le farfalle. Ero così buffo! E anche io sono stato cullato dalle fusa di mia mamma.
Lei era lì quando mi è caduto il primo dentino..quando ho imparato a cacciare i topolini, ma sai di mangiarli proprio non mi andava. Era lì quando mi mettevo nei guai.
E lei era lì quando ha dovuto dirmi addio.

Non so perché l’ha fatto… sentivo degli umani che mentre la portavano via mormoravano ‘forse è stata investita, o avvelenata, buttiamola via ormai è morta’.
Sì, tu non mi hai visto, ma anche io sono stato bambino.

Poi non so cosa sia successo. Poi ho dovuto affrontare il mondo da solo.
Poi sono cresciuto e ho perso il bambino dentro me.
Sono diventato l’ombra di me stesso.
Quel bambino, è diventato uno fra tanti.
Mi chiamavano “gattaccio” oppure “vai via”.
Per anni ho rotto le buste della spazzatura, ma trovavo poco e niente.
Per anni ho dormito sotto la pioggia, al freddo.
Per anni ho faticato a trovare da bere.
Per anni ho sofferto il caldo.
Per anni ho sentito sempre la stessa frase ‘non dargli da mangiare, perché poi si abitua e viene sempre qui. E poi porta malattie’.
Ma io non volevo abituarmi. Io volevo solo smettere di avere fame. Volevo solo vivere.
Ho vagabondato a lungo senza mai fermarmi. Ho conosciuto la cattiveria, la fame, la sete, il freddo, la solitudine e la cosa più triste: l’indifferenza dei passanti..

Ho conosciuto ciò che mi stava uccidendo..prima di arrivare da te.
Prima di arrivare finalmente nel giardino giusto, circondato da mani gentili, pappa buona e finalmente una ciotola d’acqua, una cuccia e le carezze.
Tu mi hai preso per mano, mi hai portato in un sogno. Mi hai portato in un posto magico dove non esiste dolore. Dove esiste la sicurezza di essere tutto per qualcuno.
E non importa se tu pensi sempre di non fare abbastanza.
Non importa se a volte litigheremo perché non prenderò le medicine.
Non importa se a volte sei stanca e non mi parli. Non importa se pensi di non essere all’altezza. Non mi importa nulla perchè tu sei il mio tutto. Perché tu mi hai salvato. Perchè tu come nessuno prima, ha creduto in me. Perché tu ci sei sempre e comunque.